Prima puntata: Da Norma Jean a Marilyn

  Autunno ’44 (foto di David Conover)

U.S. army photographer David Conover’s shot, Public domain, via Wikimedia Commons

Il primo incontro tra Norma Jeane e l’obiettivo avvenne nell’autunno del ’44 ad opera di un fotografo militare che era stato inviato nello stabilimento dove lei lavorava impacchettando paracadute e spruzzando vernice su aerei da combattimento. Aveva 18 anni, da due anni era sposata e viveva al momento a casa della suocera perché il marito Jim Dougherty si era imbarcato per la guerra.

La tuta da lavoro che indossava sul suo corpo mozzafiato colpì il caporale Donovan, che le propose di continuare con gli scatti presso il suo studio fotografico su Sunset Boulevard, Los Angeles. Norma Jeane accettò e nel giro di alcuni mesi mise insieme un portfolio fotografico che avrebbe potuto mostrare alle agenzie di modelle.

Fin da bambina fantasticava di diventare famosa, una diva del cinema, da quando aveva iniziato a passare interi pomeriggi davanti agli schermi dei cinematografi più vicini alle case delle famiglie alle quali veniva affidata di volta in volta dall’orfanotrofio. Fu assunta subito presso un’agenzia di Los Angeles a dieci dollari al giorno, ma nel frattempo dovette pagarsi un corso di formazione per diventare modella. La proprietaria dell’agenzia, Emmeline Snively si rese immediatamente conto del suo corpo perfetto e del fascino che emanava, ma soprattutto fu colpita dalla serietà non comune con cui studiava e lavorava e dal suo desiderio di imparare.

 1946-47

Teichnor Bros., Boston, Public domain, via Wikimedia Commons

In quel periodo Norma Jeane soffriva di solitudine: il marito era lontano e la suocera disapprovava la sua nuova occupazione. Proprio allora sua madre fu dimessa dalla clinica psichiatrica in cui era stata rinchiusa negli ultimi sette anni, ma ogni tentativo di riavvicinamento con lei si rivelò infruttuoso, scatenandole tristezza e depressione.
Il ritorno del marito dalla guerra, da lei tanto a lungo desiderato, la portò però presto a rendersi conto che la loro storia d’amore era finita: lui detestava il suo lavoro di modella e la mise di fronte a un aut aut. Norma Jean scelse il proprio lavoro e il marito tornò per mare.

Frattanto diventò richiestissima dai fotografi di moda e fu la Snively a suggerirle di schiarirsi i capelli e cambiare acconciatura. Le modelle bionde erano le più gettonate in quel periodo e Norma Jeane acconsentì sebbene a malincuore perché temeva di non risultare naturale. Guardandosi allo specchio ebbe qualche difficoltà ad abituarsi a quella figura, ma si accorse presto che da bionda le teste si giravano più velocemente e i fischi di ammirazione erano più sonori. Sicché finì per riconoscere qualcosa di intimo in quell’immagine: attraversò lo specchio e divenne bionda per sempre.

Norma Jeane aveva deciso: sarebbe diventata un’attrice famosa, per cui cominciò a frequentare lezioni di recitazione, sostenendosi con quanto guadagnava come modella. Agevolata dalle sempre più frequenti apparizioni in servizi fotografici su riviste per soli uomini, introdotta dalla Snively nel sottobosco delle case di produzione e procuratasi un primo agente cominciò a presentarsi armata del suo portfolio agli uffici del casting delle diverse case di produzione. Era bellissima e sensuale, ma subiva la concorrenza di migliaia di ragazze che come lei avevano deciso di tentare la fortuna nel mondo del cinema. Nell’estate del 1946 il direttore del casting della 20th Century Fox venne a sapere che il miliardario Howard Hughes, che aveva notato Norma Jeane sulla copertina della rivista Laff, si stava interessando per farle fare un provino per la RKO. Lo battè sul tempo e in due giorni le organizzò un provino all’insaputa del boss della Fox, il potente Darryl Zanuck, il solo che poteva approvarne l’esecuzione. L’operatore incaricato di girare ebbe a dire: “Ho conosciuto poche attrici che avessero l’incredibile capacità a comunicare con l’obiettivo come faceva lei. Sembrava che volesse sedurre la cinepresa come se fosse un uomo”. L’obiettivo riusciva a svelare la voluttuosa fanciulla che era entrata come una sonnambula nel mondo della bambina persa nei suoi sogni. Zanuck appena vide il provino decise di assumerla. Il suo nome, Norma Jeane Dougherty, non sembrava adatto ai funzionari della Fox; fu suggerito Marilyn e Norma Jean aggiunse Monroe, il cognome di sua madre da nubile.

 1948 (foto di scena di Orchidea Bionda)

Columbia Pictures. Photo by (Edward William) Cronenweth, Public domain, via Wikimedia Commons

Così, 10 anni dopo il suo ingresso all’orfanotrofio di Los Angeles, l’orfana numero 3463 divenne Marilyn Monroe e fece il suo ingresso nel mondo dei sogni di celluloidi come attricetta da 75 dollari a settimana, con contratto semestrale. Tutti notarono la serietà con cui frequentava i corsi di dizione, danza e recitazione presso gli stabilimenti della Fox. Altrettanto assiduamente cominciò a frequentare le favolose feste che si tenevano all’interno delle splendide ville dei divi e produttori di Hollywood, sulle colline di Beverly: doveva farsi notare all’interno della squadra di attori al soldo della Fox (circa 50 attori, tra cui Jennifer Jones, Olivia de Havilland, Gene Tierney) e soprattutto doveva distinguersi dalle altre numerose attricette che lavoravano con un contratti simili al suo. A queste feste conobbe Joe Schenk, uno dei fondatori di Hollywood e zar della Fox, decaduto perché era stato in prigione per collusione con noti mafiosi della costa ma tuttora potentissimo. Grazie a lui nel febbraio ’47 Marilyn ebbe il suo contratto rinnovato (con compenso portato a 100 dollari la settimana) e partecipò al suo primo film (Scudda Hoo! Scudda Hay! di Arthur Pierson), in cui ebbe una battuta di 2 parole. Ad una di queste feste pare abbia conosciuto John F. Kennedy ed è appunto tra il 1947 e il 1948 che andrebbe fissata la nascita del loro rapporto.

1949 (foto di scena di Una notte sui tetti)

Nel 1948, dopo diverse comparsate in film dimenticabili, Marilyn passò alla Columbia e conobbe quella che sarebbe stata per anni la sua maestra di recitazione, Natasha Lytess, allieva di Max Reinhardt, una figura a cui si legò come a una seconda madre. Qui ottenne la sua prima parte importante in Orchidea Bionda, di Phil Karlson, un film mediocre, pieno di cliché e dialoghi banali. Tuttavia Marilyn che in questo film recita, canta e balla fu splendida e il suo palese talento annullò la povertà del soggetto. In questo periodo si innamorò perdutamente di Harry Karger, un musicista e compositore che lavorava alla Columbia e che le insegnò a cantare le canzoni di Orchidea Bionda; sognava di sposarlo, ma alla fine lui si rifiutò e la lasciò nello sconforto più totale. Il suo contratto per la Columbia si interruppe prima del rinnovo, pare perché aveva rifiutato le attenzioni di uno dei boss dello studio.
Nel 1949 ebbe una particina in Una notte sui tetti, dei fratelli Marx, diretto da David Miller per la United Artistis. Groucho e Harpo in persona presenziarono al provino e la scritturarono dopo averla vista semplicemente camminare: Groucho ebbe a dire che quella giovane donna era l’incarnazione di Theda Bara, Betty Boop e Mae West fuse insieme.

Marilyn non ebbe alcun contratto con la UA e si trovò presto in grandi difficoltà economiche. Fu costretta ad accettare per 50 dollari la proposta di posare nuda per un calendario. Quelle foto, che a lei oltre al misero compenso avrebbero procurato solo problemi, finirono per arricchire sia il fotografo che la Compagnia di produzione del calendario. In quel periodo conobbe Johnny Hyde, uno dei più importanti agenti di Hollywood, che finì per amarla perdutamente. Marilyn si affidò completamente a Johnny, ma rifiutò le sue continue proposte di matrimonio (perché gli voleva bene ma “non in quel modo”) anche sapendo che era gravemente malato di cuore e che, morendo, le avrebbe lasciato in eredità una fortuna. Nonostante i rifiuti Hyde non abbandonò mai Marilyn fino alla morte che avvenne nel dicembre del ‘50  e gettò Marilyn nella disperazione.

 1950 (foto di scena di Giungla d’asfalto)

Macfadden Publications New York, publisher of Radio-TV Mirror, Public domain, via Wikimedia Commons

Hyde la sistemò in un appartamento nuovo, le comprò vestiti nuovi, la fece sottoporre a ritocchi al viso dal chirurgo delle dive di Beverly Hills; la adorò, insomma, in tutto e per tutto come una dea. Fu lui a portarla da John Huston per un provino per Giungla d’asfalto (1950): Marilyn chiese di recitare la sua parte sdraiata per terra, perché nel film avrebbe recitato la scena sdraiata su un divano (e lì non c’erano divani); chiese e ottenne di fare la scena due volte. Alla fine Huston la scritturò, dicendole che la parte era già sua dopo la prima prova. Successivamente Hyde le procurò piccole parti in parecchi film minori e le spianò infine la strada per un ritorno alla 20th Century Fox quando riuscì a farla scritturare per Eva contro Eva (1950) di Joseph Mankiewicz. Alle anteprime di questo film Darryl Zanuck, che ne era il produttore, si accorse che quando era in scena lei gli attori protagonisti (Bette Davis, Anne Baxter, George Sanders) venivano oscurati dal suo fascino. Per questo le offrì un nuovo contratto della durata di sette anni a cinquecento dollari per settimana.
Johnny Hyde morì nel dicembre del 1950. I suoi familiari non permisero a Marilyn di partecipare alle esequie e la esclusero da ogni lascito testamentario. A questo periodo risale il suo primo tentativo di suicidio con barbiturici, sventato fortunosamente appena in tempo da Natasha Lytess.

Nei primi mesi del 1951, su uno dei set cinematografici della Fox, Marilyn conobbe Arthur Miller, che era stato invitato a Hollywood per scrivere una sceneggiatura dopo i suoi recenti successi di Broadway. Miller ne fu folgorato e capì che avrebbe dovuto affrettare il suo ritorno a New York se voleva evitare di innamorarsi di lei e lasciare sua moglie. Anche Marilyn rimase colpita dal drammaturgo e per anni continuò a scrivergli lettere in cui esprimeva il suo desiderio di rivederlo. La breve frequentazione con Miller convinse Marilyn di essere una perfetta ignorante, per cui si iscrisse a un corso di Storia dell’arte e cominciò a leggere classici della letteratura e Freud. Contemporaneamente ebbe piccole parti in numerosi film della Fox che, sebbene minori, le procurarono valanghe di lettere di ammiratori; le sue foto apparvero su riviste di fama come Life, Look e Quick; si cominciò a parlare della nuova bomba del sesso di Hollywood. Di qui la richiesta della RKO alla Fox di averla in prestito per una parte non piccola in Le confessioni della signora Doyle (1952), melodramma diretto dal geniale Fritz Lang. Marilyn era terrorizzata dalla fama di Fritz Lang e il suo nervosismo era causa di numerosi ritardi sul set, il che imbestialiva Lang. Quando il film uscì gli apprezzamenti dei critici per il suo lavoro furono favorevolissimi: addirittura qualcuno di loro la definì “un attrice formidabile, assolutamente degna della campagna di stampa di cui è protagonista. La sua parte non è molto grande, ma lei riesce a renderla la principale.”

 1952 (foto di scena da Le confessioni della signora Doyle)

RKO Radio Pictures, Public domain, via Wikimedia Commons

Zanuck fu entusiasta della performance di Marilyn, per cui decise di affidarle la parte da protagonista ne La tua bocca brucia (1952) di Roy Ward Baker, con Richard Widmark coprotagonista. In questo film Marilyn interpreta Nell, una donna psicotica, fragile e sperduta e lo fa con un’intensità tale da riscattare la mediocrità dello script. Proprio durante la lavorazione di questo film i dirigenti della Fox vennero a sapere della diffusione dei calendari in cui appariva nuda. Minacciavano di licenziarla in tronco per il danno di immagine arrecato alla casa di Produzione e Marilyn fu presa dal panico. In un’intervista raccontò le condizioni economiche in cui versava al momento in cui accettò di farlo, sperando che raccontare pubblicamente la verità potesse evitarle l’irreparabile. Ma a salvarla non fu la verità: gli uffici pubblicitari della Fox vennero inondati dalle richieste di quei calendari e gli incassi de Le confessioni della signora Doyle si impennarono. Ciò convinse i magnati della Fox che privarsi di Marilyn avrebbe, questo sì, costituito una perdita incolmabile. In quei giorni le fu presentato Joe Di Maggio.